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Pietra pomice

  • roliimorw1
  • 29 ago 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

Sulla costa di Longobardi si stende una spiaggia solitaria, fatta di ciottoli, su cui le onde del

mare fanno risplendere i raggi del sole. Flavio e la madre Anna sono a caccia di quell’unico

sassolino che rimane opaco anche quando bagnato, leggero come proveniente dalla luna, e

ruvido al tatto: collezionano pietre pomici all’interno di un vasetto di vetro, mentre Anna

parla delle loro proprietà terapeutiche, a tratti magiche, per stuzzicare la fantasia del figlio. È l’unico momento in cui passano del tempo di qualità insieme, dopo che durante tutta la

settimana Anna si dedica a coltivare l’orto e vendere i suoi prodotti al mercato. E’ costretta a

percorrere diversi chilometri a bordo di una vecchia ape, per arrivare alla piazza della città. Un giorno la madre torna da Flavio dopo essersi imbattuta in un temporale e, già affaticata e debole, si ammala per il freddo. Costretta a letto, manda il figlio a chiamare il medico. Con i suoi passi esigui, Flavio impiega il doppio del tempo previsto per raggiungere la città, dove lo aspetta un brutto imprevisto: il medico è impegnato ad assistere un’altra paziente, con un'infezione ai nervi che minaccia di paralizzarla. Preso dalla disperazione, Flavio si rivolge al farmacista, ma il sacchetto di monete che lascia cadere sul bancone non basta per comprare alcun farmaco utile. Il vecchio dal camice bianco si mostra clemente con il ragazzo, e gli consiglia un rimedio da preparare in casa. Ormai buio, Flavio si affretta a tornare dalla madre. La sua testa scotta e delira. Cogliendo le varie erbe dell’orto, riconoscendone le foglie con la sola memoria tattile, Flavio trita, mescola e porta a bollore la pozione; ma una volta giunto al termine della ricetta, la madre non è in grado di deglutirla: rigida tra le lenzuola, Anna ha esalato l’ultimo respiro. Seguono per Flavio giorni di lutto e di febbre, trasmessa dalla madre e aggravata dalla puzza del cadavere, che lo costringe a constatare l’efficacia del medicinale su se stesso. Nella pena di essere rimasto vivo deve sopravvivere da solo, coltivare l’orto e seppellire la madre sotto di esso. Si occupa della casa, e di pagare l’affitto vendendo l’ape. Intanto le tossine della morta risalgono nel raccolto, e causano il suo appassimento: Flavio non ha più da mangiare e di cosa guadagnare. L’unica cosa che gli rimane della madre sono le pietre pomici. Osservando il vasetto, gli tornano in mente le mani di Anna, quando lo accarezzavano dolcemente con il minerale bianco, rendendo liscia la sua pelle di bambino. Decide allora di recarsi al mercato, per proporre ai gentiluomini e alle gentildonne di levigare i loro calli, mentre li intrattiene raccontando favole sulla pietra. La novità dell’offerta risulta popolare, molti signori richiedono il suo servizio. Tra questi, il proprietario della biblioteca, colpito dall'inventiva del ragazzo, gli mette a disposizione scaffali di libri, per avviarlo alla lettura di storie che il resto dei cittadini lasciano ad impolverarsi. Una sola ragazza se ne prende cura, pulisce e riordina i libri trasportandoli sulle sue ginocchia, mentre si sposta da una sezione all’altra con la forza delle braccia che la spingono sulla sedia a rotelle. Quando le cade un pesante dizionario sui piedi, non sembra accusare nulla. Facendo la sua conoscenza, Flavio scopre che Meredith non ha più alcuna sensibilità dalla vita in giù. Ripensando alle congetture della madre, chiede a Meredith di poter solleticare la sua pelle con la pietra pomice. Quando lei solleva appena il vestito per scoprire la tibia, Flavio vi lascia una traccia di polvere bianca, che le fa drizzare i peli della gamba. Meredith si commuove, e con le mani bagnate nel tentativo di asciugarsi le lacrime, afferra la pietra pomice che Flavio le porge.

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