Misoginia interiorizzata
- roliimorw1
- 29 ago 2023
- Tempo di lettura: 1 min
Scrivo questa lettera perché ho conosciuto una persona. Un ragazzo. L’avevo già incontrato sere passate. L’avevo visto bere e ridere con il suo amico, l’avevo guardato ballare e baciare altre donne. E a queste avevo desiderato avvelenare i calici dello spumante, che faceva dimenticare loro di ogni limite; donava loro un rossore sulle guance che traspariva sotto lo strato di falsità che le copriva e le scioglieva rovinando la loro imitazione di bellezza; arruffava i capelli per il calore emanato dalle loro teste, e alla già eccessiva quantità di profumo mischiava l’umidità dei loro ormoni; gonfiava il loro addome togliendo la svergognata eleganza che donavano loro i vestitini rivelatori; e i loro strati di pelle si facevano più luccicanti per il sudore, e tutto il loro corpo oscillava ad ogni movimento, come animali al pascolo che scacciano via le mosche, ma le mosche sono attratte proprio da questa volgarità. Nella testa mi risuonava questo pensiero: Dovrebbero astenersi dai vizi e ritrovare il piacere nella singolarità delle esperienze, la soddisfazione nella rarità delle concessioni. Ritrovare il candore perso per giungere all’amore, e dare senso alla loro esistenza. L’eccessiva conoscenza rischia di corromperle. E quando una è macchiata non è difficile notarlo. Si percepisce anche solo dalla mancanza di rispetto che emanano. Vuote di valori ma piene di idee e di audacia. Tuttavia respingevo subito quel desiderio tossico che non mi apparteneva se non nell’indole, per la paura che il veleno rimasto sulle loro labbra potesse mettere lui in pericolo.
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